Cambiare è proprio così difficile e improbabile?



Indipendentemente dalle più diffuse credenze sulla difficoltà del cambiamento, alcune persone sembrano dimostrare trasformazioni eccezionali della loro condizione esistenziale. Chi ha potuto sperimentare questo prezioso tipo di evoluzione personale si rende probabilmente conto anche dell’enorme differenza tra le fasi successive della propria vita. Il passaggio da una all’altra di queste fasi è di norma innescato da un momento di crisi.

Queste crisi possono anche avere come conseguenza molta sofferenza e confusione, al punto da spingere alcune persone verso la richiesta di un sostegno psicologico. Ma ciò che accade in seguito è una sorta di piccolo miracolo della vita. La coscienza si espande verso nuovi confini di consapevolezza totalmente sconosciuti in precedenza. Questi confini possono essere definiti come tali proprio per il fatto che a loro volta possono essere ulteriormente trascesi ed estesi rispetto all’attuale centro del proprio essere.

Il prezzo del cambiamento

Benchè il prezzo da pagare per questo tipo di discontinuità nella propria vita sia a volte molto elevato, personalmente non conosco alcun individuo che, una volta pervenuto ad un nuovo stato di consapevolezza, ne baratterebbe la luminosità con il risparmio della sofferenza che lo ha innescato.

Attraversare la buia e fredda valle del dolore equivale in alcuni casi a sperimentare una piccola “notte oscura dell’anima“. Ma se questi sono momenti di crisi, oggi non sono pochi gli studiosi ad attribuire a questo termine anche una valenza psicologica in termini di scelta, di opportunità.

La crisi rappresenterebbe dunque l’opportunità di accedere a livelli di coscienza del tutto ignoti. Ciò offre alla persona attenta la consapevolezza di una completa ridefinizione del modo di affrontarla. Per quanto possa sembrare paradossale, le persone la cui saggezza si è formata nell’arena della Vita sembrano considerare concordemente come uno “spreco di opportunità” il tentativo di risolverla sbrigativamente e inconsapevolmente.

Psicologia del Cambiamento e processo di Individuazione

Anche Carl G. Jung ha fatto riferimento ad un processo di profonda trasformazione dell’essere, definendolo processo di individuazione. Ecco alcune illuminati sue parole tratte dal testo “Psicologia del Kundalini Yoga“:

«C’è una quantità di persone che non sono ancora nate. Sembra che siano qui e che camminano ma, di fatto, non sono ancora nate perché si trovano al di là di un muro di vetro, sono ancora nell’utero. Sono nel mondo soltanto provvisoriamente e presto ritorneranno al pleroma da cui hanno avuto inizio. Non hanno ancora creato un collegamento con questo mondo; sono sospesi per aria […].

Questa, vedete, è la vita provvisoria: una vita condizionata, la vita di qualcuno che è ancora collegato al pleroma, il mondo archetipico dello splendore, da un cordone ombelicale grosso come una gomena da nave. Bene, nascere è importantissimo; si deve venire in questo mondo, altrimenti non si può realizzare il Sé, e fallisce lo scopo di questo mondo. Se questo succede, semplicemente si deve essere ributtati nel crogiuolo e nascere di nuovo. […] Vedete, è di un’importanza assoluta essere in questo mondo, realizzare davvero la propria “entelechia”, il germe di vita che si è […].

Si deve infatti lasciare qualche traccia di sé in questo mondo, che certifichi che siamo stati qui, che qualcosa è successo. Se non accade nulla del genere, non ci si sarà realizzati; il germe di vita è caduto, per così dire, in uno spesso strato d’aria che lo ha tenuto sospeso. Non ha mai toccato il suolo, e quindi non ha potuto produrre la pianta.

Se invece si entra in contatto con la realtà in cui si vive, vi si rimane per diversi decenni e si lascia la propria impronta, allora può avviarsi il processo di impersonale. Vedete, il germoglio deve sbocciare dalla terra, e se la scintilla personale non è mai entrata nella terra, da lì non uscirà nulla, non ci saranno né “linga” né “Kundalini” perché si è ancora nell’infinità che c’era prima».

Con questa meravigliosa visione della vita, della crescita e persino del dolore, ci rendiamo conto che Jung si riferisce al processo di realizzazione dell’Io, ed in seguito della realizzazione del Sé, esperienza più ampia e comprensiva rispetto a quella dell’Io.

Il cambiamento verso il Sé Trascendente o Transpersonale

Qualcuno però non si sorprenderà se affermiamo che persino questo sublime e già difficile traguardo è a sua volta una fase transitoria. Per quanto per la maggior parte delle persone anche il solo processo di individuazione Junghiano possa essere una realtà destinata a rimanere del tutto sconosciuta, alcuni sanno che esistono realtà ancora più sottili a ci possiamo pervenire grazie ad importanti cambiamenti psicologici.

Più che l’ordinaria Psicologia del Cambiamento è l’esperienza di molti individui di oggi e di ieri a dimostrarlo, che ne hanno lasciato tracce inequivocabili. Quando l’Io si individualizza ed il Sé inizia ad irrompere nella limitata sfera di consapevolezza cosciente, il cambiamento psicologico che ci attende può essere straordinario. Almeno se viene compreso e non rifiutato. Le difficoltà, la sofferenza, gli squilibri con le persone e l’ambiente, le incomprensioni, ma anche le novità su tutti i fronti che intervengono nella nostra vita, iniziano ad assumere un senso.

E se dopo questa fase abbiamo la fortuna di sperimentare, nella nostra coscienza individualizzata, anche qualche barlume del Sé Trascendente o Transpersonale, l’intera nostra vita viene rimessa ulteriormente in discussione. Il cambiamento psicologico procede verso una ulteriore fase, tanto luminosamente elevata quanto profondamente ignota in precedenza.

L’aver potuto cogliere qualche lampo di intuizione relativamente a questo meraviglioso stato di coscienza pone nella condizione potersi rendere conto dell’enormità della differenza dell’intera nostra natura tra le successive fasi di sviluppo psichico interiore.

Riconoscere un autentico cambiamento Transpersonale

Come cerchiamo sempre di raccomandare negli scritti di questo sito, non si ceda alla facile tentazione di confondere un’autentica espressione di consapevolezza (che potremmo definire psico-spirituale) con le ben più frequenti esperienze di illusione emotiva a cui inconsapevolmente approdano molte persone nel tentativo di superare e dare un senso a determinate esperienze della vita.

Naturalmente, anche fasi come quest’ultima, aventi una rilevanza esclusivamente emozionale e non autenticamente trascendente, possono senza dubbio essere propedeutiche alle luminose fasi successive sopra definite. Purchè non si abbia la (frequente) presunzione di essere già arrivati al vero traguardo.

Il cambiamento psicologico è dunque un processo del tutto imprevedibile nella nostra vita. Fintanto che nulla interviene a scuoterci dall’ordinarietà dell’esistenza, la dimensione del cambiamento rimane del tutto estranea dalla nostra realtà. Ma quando qualcosa scuote l’interezza del nostro essere, mettendo in discussione credenze, valori, convinzioni, ecc. allora possiamo ragionevolmente temere o sperare di essere di fronte ad una preziosa crisi di riorientamento.

A stento sapremo poi riconoscere noi stessi, le nostre azioni, le nostre emozioni e persino i nostri pensieri quando questo processo avrà completato almeno la prima fase. Il cambiamento psicologico comporta quasi inevitabilmente timori, ansietà e difficoltà. Ma la gratitudine che potremo esprimere alla vita dopo che la nostra coscienza sarà in grado di dare un senso a tutto questo, sarà immensa.


(Articolo tratto dal web)

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