Il primo passo per combattere l’ansia è conoscerla e capirla.
L’ansia è l’emozione che proviamo quando percepiamo una possibile minaccia. A differenza della paura, che è una reazione che permette di affrontare un pericolo immediato, l’ansia ha un carattere di previsione. Ci aiuta ad individuare potenziali minacce. Ci prepara ad affrontarle progettando possibili scenari e soluzioni oppure ad allontanarcene per proteggerci.
Quindi, entro un certo livello, l’ansia è utile e adattiva. Essa, infatti, ci permette di aumentare l’attenzione e ci rende più performanti. Tuttavia, in alcuni casi diventa molto intensa, persistente ed emerge anche quando non ce ne sarebbe bisogno. È qui che l’ansia diventa patologica e può configurarsi in veri e propri disturbi.
Come funziona l’ansia
Quando l’ansia diventa patologica si instaura un circolo vizioso che la alimenta continuamente.
La persona ansiosa fa fatica a tollerare l’incertezza che caratterizza la vita quotidiana. Trascorre perciò molto tempo a cercare di prevenire eventi negativi o a costruire mentalmente ipotetiche soluzioni. Tuttavia, questo rimuginio non arriva mai ad una conclusione. Anzi, continuare a pensare all’evento preoccupante porta a sovrastimarlo, alimentando il circolo vizioso.
L’ansia può essere così forte da portare chi ne soffre a evitare gli stimoli temuti per cercare di sfuggirne. Anche questo avrà però l’effetto opposto, aumentando lo stress e rendendo gli eventi temuti sempre più minacciosi.
Infine, i sintomi stessi dell’ansia possono causare ulteriore ansia, perché si presta un’estrema attenzione ai segnali del proprio corpo e si interpretano anch’essi in maniera catastrofica.
Accettare l’ansia
Vediamo, quindi, come cercare di controllare l’ansia attraverso il rimuginio o l’evitamento finisca solo per esacerbarla. Piuttosto che cercare di controllarla ed eliminarla, risulta più efficace imparare a gestirla.
Un primo passo sta nell’accettarla. Smettere di opporre resistenza all’ansia, accettandola e accogliendola. L’ansia cerca di proteggerci: è una reazione della parte più emotiva del nostro cervello, che cerca di tenerci al sicuro. Quando cerchiamo di combatterla, il nostro cervello penserà che ci sia davvero un pericolo reale. Se, invece, accettiamo le sensazioni ansiose, pian piano passerà il messaggio che si può abbassare la guardia, perché non c’è niente da temere.
Non voler provare ansia non la farà andare via. Tuttavia, se le permettiamo di essere presente, la tensione poco alla volta si ridurrà, perché non verrà più alimentata dalla resistenza e dalla paura.
I pensieri ansiosi non sono altro che pensieri. Notare la loro comparsa e poi lasciarli andare è molto più efficace che non rimuginarci per ore.
Allo stesso modo, anche i sintomi fisici dell’ansia sono normali reazioni fisiologiche e, per quanto sgradevoli, non bisogna averne paura.
Gestire l’ansia
Tutto questo è un primo passo importante ma, se l’ansia è molto intensa, può essere molto difficile da mettere in pratica. In questo caso è sempre importante cercare un aiuto professionale e rivolgersi a uno psicoterapeuta, che aiuterà la persona ansiosa a imparare a gestire l’ansia.
La terapia cognitivo comportamentale (CBT) si è dimostrata molto efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia. Alcune delle tecniche che i terapeuti insegnano ai pazienti affinché imparino a gestire la loro ansia sono, ad esempio:
- Psicoeducazione: il terapeuta fornisce al paziente informazioni sulla natura e la fisiologia dell’ansia, affinché impari a riconoscerne e capire i sintomi e le proprie reazioni ad essi.
- Tecniche di rilassamento corporeo, come la tecnica del respiro lento o gli esercizi di rilassamento muscolare isometrico. Queste tecniche agiscono sui correlati somatici dell’emozione dell’ansia,
- Ristrutturazione cognitiva dei pensieri disfunzionali: lo scopo è modulare e modificare le interpretazioni catastrofiche. Ad esempio, può permettere di rimodulare la stima della probabilità che l’evento temuto si realizzi, la valutazione riguardante la capacità della persona di fronteggiarlo e rimediare, ecc.
- Tecniche comportamentali: prevedono l’esposizione della persona agli stimoli temuti, in modo graduale e progressivo. Se svolte in modo corretto, con il supporto del terapeuta, permettono di eliminare le condotte di evitamento e di potenziare invece i comportamenti adattivi funzionali.
- Prevenzione delle ricadute: permette di imparare ad affrontare l’eventuale ripresentarsi dei sintomi, applicando le tecniche di gestione dell’ansia apprese.
Commenti
Posta un commento