Sparring Partner una modalità delle relazioni tossiche

 


Psicologia: rapporti tossici da evitare

Sai cos’è la sindrome dello sparring partner? Di sicuro dipende da rapporti tossici che sarebbe meglio evitare. La definizione che ho trovato su Wikipedia è questa: Lo sparring partner è una forma di allenamento sportivo, praticata dall’atleta con un partner. Pur trattandosi sostanzialmente di una forma di allenamento libero, è generalmente vincolata da accordi per evitare infortuni. Lo sparring è comune soprattutto in discipline individuali, tra cui quelle di lotta… 

Cosa centra lo sparring partner con la psicologia?

Quante volte viviamo delle relazioni in cui ci poniamo nel ruolo dello sparring partner, senza rendercene conto, facendolo pensando d’essere sullo stesso piano dell’altro. Inoltre pensiamo sia giusto farlo e continuiamo a farlo perché l’abbiamo sempre fatto. In altre parole: quante volte continuiamo delle relazioni tossiche pensando di poterle cambiare, ma non abbiamo né i mezzi né la possibilità di farlo, perché l’altra persona non vuole cambiare? 

Come uscire da una relazione tossica?

Premetto che non sempre è facile uscire da una relazione tossica soprattutto se i ruoli sono così forti – madre figlio oppure genitore bambino – ma non disperiamo; una soluzione c’è sempre.

Per uscire da una relazione tossica bisogna:

  • prima conoscerla e capire che si sta vivendo una relazione tossica. Finché questo non avviene non è possibile cambiare un bel niente;
  • dopo il primo punto bisogna trovare degli anticorpi – in tempo di pandemia mi sembrano molto utili. – Gli anticorpi possono essere la leggerezza, la presa di distanza dalle emozioni, la consapevolezza delle dinamiche. Io ho spiegato alla mia paziente che mentre telefona alla madre può farsi una bella e buona cioccolata calda ed assaporarsela con gusto;
  • un’altra cosa da fare è capire perché rimango all’interno di una relazione tossica. Come ho detto non è facile uscirne, ma è anche importante capire cosa mi tiene allacciato alla relazione. Non di rado c’è l’idea di potercela fare. Una idea un pò “edonistica” d’essere così forti e bravi che riusciremo a cambiare l’altro. Questo retaggio, narcisistico distruttivo, ci porta a continuare la relazione sempre con lo stesso cliché.
  • per ultimo, ma non per questo meno importante, siamo convinti che l’altro lo faccia perché sta veramente male. Non ci accorgiamo che non ci sono soluzioni che vanno bene. Ogni volta che proponiamo qualcosa, questa viene cassata. La persona tossica non vuole nessun aiuto, vuole solo farci entrare nella sua ragnatela di lamentele tessuta con il filo dell’incompetenza personale. La persona tossica sa benissimo di non essere in grado di gestire la propria vita, ma non può dirselo. Nessuno si dice o vuole gli venga detto: non sei capace – tranne i depressi – quindi, cercherà e continuerà a cercare un colpevole, che facilmente trova vicino a se stesso. Se non dovesse trovare nessuno la psicopatologia potrebbe evolvere in un disturbo psicosomatico ad esempio gli acufeni.

 

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