“Il principio fondamentale della vita sociale: le emozioni sono contagiose.” Daniel Goleman
Tutti noi abbiamo provato fin da bambini rabbia, paura, tristezza, gioia fino a sperimentare emozioni più complesse come la gelosia o l’ansia. Gordon sottolinea il ruolo delle relazioni significative nel promuovere la ‘cultura emotiva’: l’insieme di concetti e comportamenti appresi durante l’infanzia.
Se siamo fortunati, abbiamo imparato, fin da bambini, a contenere e gestire le emozioni e le reazioni emotive, attraverso gli atteggiamenti dei nostri cari. A volte in modo consolatorio ed empatico, altre volte, invece, con disapprovazione ci veniva consigliato un comportamento più consono al contesto.
Sembra quindi che l’intelligenza emotiva la riceviamo in eredità, o meglio la apprendiamo. Ma la bella notizia è che è possibile allenarla anche da adulti. Più spesso, infatti, la trasmissione sociale a cui si è sottoposti tende a reprimere bisogni ed emozioni, spacciandole per negative.
‘Non piangere’, ‘non ti arrabbiare’.. sono frasi che, se pronunciate con un tono eccessivamente autoritario e per nulla empatico, possono comunicare una esplicita tendenza a considerare quasi innaturali quelle emozioni che generano sofferenza.
Proprio questa visione negativa delle emozioni impedisce di viverle e gestirle nel modo più efficace e costruttivo. La paura nei confronti delle forti sensazioni che si provano durante l’ondata emotiva ne impedisce l’accettazione e il sano contenimento.
“E’ giusto ribellarsi a una certa cultura che prevede che le emozioni debbano essere sempre controllate: che non bisogna piangere né ridere troppo e nemmeno essere eccessivamente tristi.” Paolo Crepet
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