Lungi da me la volontà di avventurarmi a descrivere gli aspetti più specialistici dello studio delle emozioni. Per questo tipo di informazioni e per la storia della medicina applicata proprio all’analisi di tali componenti psichiche, ti rimando a fonti più autorevoli e specifiche. Come sono solito dirti quando tratto argomenti che non afferiscono specificamente al mio campo di lavoro, tutto ciò che leggerai in questo articolo è frutto di un lavoro di studio e sintesi del tutto amatoriale. Per questo motivo, nonostante io speri sinceramente di esserti di aiuto, ti prego di prendere i miei consigli con beneficio di inventario, e di rivolgerti ad un esperto del settore se i tuoi problemi ti sembrano francamente irrisolvibili.
Fatta questa doverosa premessa, che ci si affidi agli studi di Plutchik e alle sue otto emozioni primarie o a quelle di altri autori quali Ekman et al., è innegabile come tali manifestazioni si configurino come risposte adattive dell’organismo a stimoli di provenienza – anche esterna -, che possono presentarsi immediatamente o con una certa latenza. Da considerare poi che il valore sociale delle emozioni è estremamente diversificato a livello mondiale, in ragione anche dei diversi costrutti culturali locali.
A prescindere quindi dalla accettabilità dell’esternazione di emozioni e sentimenti, è innegabile come l’equilibrio tra manifestazioni fisiologiche e patologiche si giochi su un filo estremamente sottile. Da una parte infatti, l’alessitimia (o analfabetismo emotivo) configura un soggetto non empatico incapace di riconoscere e descrivere verbalmente le proprie emozioni; dall’altra invece, un’emotività così esasperata da essere deleteria per la vita di chi la sperimenta.
Ed è proprio di eccessiva emotività che parlerò d’ora in poi, quello stato di sensibilità emotiva tanto spiccata da divenire controproducente e talvolta limitante. Quando l’emotività è troppa (a vario livello, sia bene inteso), il soggetto si troverà a vivere sentimenti tanto forti da intaccare le relazioni interpersonali, la fiducia in sé stesso e negli altri, fino addirittura a sperimentare effetti tossici anche sulla propria salute fisica (oltre che su quella mentale).
Che si tratti dell’eccessiva paura di fallire, del terrore di perdere la persona amata o di mettersi alla prova e vivere esperienze nuove, l’emotività può intaccare fortemente la nostra autostima. A questo proposito, se avrai voglia di dedicarmi ancora un po’ del tuo tempo, tra qualche paragrafo troverai una raccolta di consigli pratici per non essere sopraffatto dalle emozioni o, quantomeno, per imparare a gestirle in maniera ottimale e non perdere neppure una delle occasioni che la vita ti propone.
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