Il termine autonomia è di origine greca e si compone di due parole“autòs” (se stesso) e “nomòs” (legge). Letteralmente autonomia significa infatti capacità di governarsi con proprie leggi [3], autoregolarsi. Si intende dunque la condizione di chi detta legge a se stesso e la cui volontà è libera ed indipendente da condizionamenti esterni, ma rimane circoscritta nei limiti della propria coscienza. Kant, nella Critica della Ragion Pratica, contrappone l’autonomia all’eteronomia (ossia il reggersi su leggi date dagli altri).
La persona autonoma è quella che, attraverso un processo di apprendimento e di crescita, sviluppa la capacità di decidere della propria esistenza e di costruire un proprio progetto di vita. Ma perché ciò sia possibile e si realizzi concretamente è necessario un elevato grado di autosufficienza, di autarchia: autàrcheia in greco vuol dire “badare a se stessi”. Solo chi riesce a badare a se stesso, quindi, potrà crearsi proprie regole di vita e di comportamento e, secondo queste, vivere. Poiché l’uomo non vive isolato da altri uomini queste leggi che ognuno di noi si dà, possono entrare in conflitto con quelle della società e di tutti gli altri. Per questo, darsi delle leggi comporta il riconoscimento sia di diritti che di doveri, non solo per sé ma anche per gli altri.
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