Stavo riflettendo su Facebook... uno strano mondo devo dire.
C'è un mare magnum di umanità.
Chi rimorchia, chi si finge altro da se, chi gioisce, chi bestemmia per questo o quell'altro guaio.
Ma c'è una cosa che non posso non notare, il dolore.
Se capiti su alcune bacheche non riesci ad uscirne, se non devastato e sfibrato.
Il dolore di figli che hanno perso i propri genitori, il dolore di persone che hanno perso altre persone...
Ma il dolore di un genitore che perde il proprio figlio... bè quello, quello davvero diventa una cosa straziante.
Non lo faccio spesso, ma ora scrivo queste poche righe, perchè penso che tanto dolore deve pur poter uscire fuori, e andare altrove.
Ma dove? Ci sono genitori che ancora dopo anni piangono i propri figli dopo anni che li hanno persi, genitori che piangono i loro neonati, genitori che lottano giorno dopo giorno contro il dolore, contro quella morsa allo stomaco che non ti lascia mai.
E a volte un semplice social diventa una via di fuga, un modo per aprirsi al mondo, un modo per far uscire tutta la rabbia, tutto il dolore e la delusione di questa vita. Una vita che spesso è fantastica, ma a volte è tragicamente assurda.
Bèh a loro, e a tutti coloro che utilizzano Facebook (quasi con fare terapeutico), invio un grande pensiero d'amore.
Non è facile per niente, lo sò!
C'è un mare magnum di umanità.
Chi rimorchia, chi si finge altro da se, chi gioisce, chi bestemmia per questo o quell'altro guaio.
Ma c'è una cosa che non posso non notare, il dolore.
Se capiti su alcune bacheche non riesci ad uscirne, se non devastato e sfibrato.
Il dolore di figli che hanno perso i propri genitori, il dolore di persone che hanno perso altre persone...
Ma il dolore di un genitore che perde il proprio figlio... bè quello, quello davvero diventa una cosa straziante.
Non lo faccio spesso, ma ora scrivo queste poche righe, perchè penso che tanto dolore deve pur poter uscire fuori, e andare altrove.
Ma dove? Ci sono genitori che ancora dopo anni piangono i propri figli dopo anni che li hanno persi, genitori che piangono i loro neonati, genitori che lottano giorno dopo giorno contro il dolore, contro quella morsa allo stomaco che non ti lascia mai.
E a volte un semplice social diventa una via di fuga, un modo per aprirsi al mondo, un modo per far uscire tutta la rabbia, tutto il dolore e la delusione di questa vita. Una vita che spesso è fantastica, ma a volte è tragicamente assurda.
Bèh a loro, e a tutti coloro che utilizzano Facebook (quasi con fare terapeutico), invio un grande pensiero d'amore.
Non è facile per niente, lo sò!
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