La tristezza è considerata una delle emozioni umane di base ed è una risposta naturale a situazioni che coinvolgono dolore psicologico, emotivo e/o fisico.
Ci aiuta a determinare cosa conta per noi, cosa ci piace e non ci piace e ad elaborare esperienze difficili come lutti, delusioni e sofferenze.
Quando ci sentiamo tristi, di solito sappiamo il perché. Può essere un’esperienza specifica, identificabile, oppure una serie di esperienze.
Di solito l’intensità tende a diminuire quando gli individui risolvono le esperienze dolorose. E sebbene la tristezza possa rimanere per diversi giorni o settimane, a seconda di ciò che l’ha scatenata, di solito tende a svanire.
Non poteva che essere così: la tristezza colpisce chiunque prima o poi ed è riconoscibile sia a livello comportamentale che fisiologico. Comportamenti quali il pianto o il ritiro sociale temporaneo sono caratteristici.
La tristezza non è sempre percepita in una luce negativa. Molte persone amano guardare film o ascoltare musica triste, poiché piangere può essere un ottimo modo di lasciarsi andare.
E se è vero che può portare alla perdita di interesse per determinate attività, può anche indurre comportamenti di ricerca del piacere. Inoltre, tratti di personalità come la vigilanza, la pacatezza e la resilienza possono essere promossi proprio da esperienze tristi e dolorose.
In molti casi, la tristezza eccessiva e persistente è il risultato di una sottile abitudine in cui tutti cadiamo: insegnare alle nostre menti ad aver paura delle nostre emozioni.
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