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Bullismo e Cyberbullismo




Bullismo

Con bullismo si indica generalmente nella letteratura psicologica internazionale «il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico. In particolare con il termine bullismo si intende riunire aggressori e vittime in un'unica categoria».
In Scandinavia, soprattutto in Norvegia e Danimarca, si usa il termine mobbing. In Svezia e Finlandia nvece, il termine mobbning. Entrambi i termini derivano dalla radice inglese mob stante a significare «un gruppo di persone implicato in atti di molestie».
In Italia, invece, si è preferito adottarre la dicitura anglosassone coniando il termine "bullismo" che è, appunto, il calco dell'inglese bullying. Letteralmente il termine significherebbe "prepotente", "bullo", tuttavia la prepotenza, come alcuni autori hanno avuto modo di rilevare, è solo una componente del bullismo che è da intendersi come un fenomeno multidimensionale.
I primi studi sul fenomeno del bullismo si devono a Dan Olweus, a seguito di una forte reazione dell'opinione pubblica norvegese dovuta al suicidio di due studenti non più in grado di tollerare le ripetute offese inflitte da alcuni loro compagni.

Caratteristiche

Il bullismo per essere definito tale deve presentare tre caratteristiche precise:
  • Intenzionalità.
  • Persistenza nel tempo.
  • Asimmetria nella relazione.
Vale a dire che deve essere un'azione fatta intenzionalmente per provocare un danno alla vittima; ripetuta nei confronti di un particolare compagno; caratterizzata da uno squilibrio di potere tra chi compie l'azione e chi la subisce. Il bullismo, quindi, presuppone la condivisione del medesimo contesto.

Tipi

Esistono diversi tipi di bullismo, che si dividono principalmente in bullismo diretto e bullismo indiretto.
Il bullismo diretto è caratterizzato da una relazione diretta tra vittima e bullo e a sua volta può essere catalogato come:
  • bullismo fisico: il bullo colpisce la vittima con colpi, calci o spintoni, o la molesta sessualmente;
  • bullismo verbale: il bullo prende in giro la vittima, dicendole frequentemente cose cattive e spiacevoli o chiamandola con nomi offensivi o minacciandola;
  • bullismo psicologico: il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto;
  • cyberbullying o bullismo elettronico: il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite sms o in chat o la fotografa/filma in momenti in cui non desidera essere ripreso e poi invia le sue immagini ad altri per diffamarlo, per minacciarlo o dargli fastidio.
Il bullismo indiretto è meno visibile di quello diretto, ma non meno pericoloso, e tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola per mezzo soprattutto del bullismo verbale e quindi con pettegolezzi e calunnie sul suo conto.

Variabili

Una prima distinzione di variabili di Bullismo è in base al sesso del bullo: i bulli maschi sono maggiormente inclini al bullismo diretto, mentre le femmine a quello indiretto.
Per quanto riguarda invece l'età in cui si riscontra questo fenomeno, si hanno due diversi periodi. Il primo tra i 7 e gli 8 anni di età, mentre il secondo tra i 14 e i 18.
Infine i luoghi teatro di fenomeni di bullismo sono principalmente luoghi di raccolta di giovani, e quindi scuola e fuori scuola.

Cause

Le cause primarie di questo fenomeno sono da ricercarsi non solamente nella personalità del giovane bullo, ma anche nei modelli familiari sottostanti, negli stereotipi imposti dai mass- media, nella società di oggi a volte disattenta alle relazioni sociali.
L'enorme eco che gli episodi di bullismo hanno ottenuto in quest'ultimo anno sui mass-media segnala la diffusione, nell'opinione pubblica, di una crescente consapevolezza del problema.
È di fondamentale importanza, infatti, che tutti riconoscano la gravità degli atti di bullismo e delle loro conseguenze per la crescita sia delle piccole vittime, che nutrono una profonda sofferenza, sia dei piccoli prevaricatori, che corrono il rischio di intraprendere percorsi caratterizzati da devianza e delinquenza. Da non sottovalutare la causa più importante: una libera scelta incondizionata e consapevole da parte del prevaricatore di danneggiare il compagno.

Il bullismo a scuola

Il bullismo non esiste solo a scuola, ma ha delle degenerazioni come il nonnismo e si collega a tutte le violenze che hanno in comune il considerare l'altra persona (quella che subisce) come un oggetto. A differenza di quanto si pensi, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia maschi che femmine, ma nei due sessi si esprime in due modi differenti. I maschi mettono in atto soprattutto prepotenze di tipo diretto, come aggressioni fisiche e verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono sia alle femmine che ai maschi. Dalle notizie di stampa sembrerebbe, poi, che ci siano delle età a rischio di bullismo, poiché i soggetti coinvolti sono spesso o bambini tra i 7-10 anni o ragazzi tra i 14-17 anni.
Il bullismo, a differenza del vandalismo e del teppismo, si presenta come una forma di violenza antitetica a quelle rivolte contro le istituzioni e i loro simboli (docenti o strutture scolastiche): queste ultime sarebbero estroverse, dove il bullismo è invece introverso, una sorta di cannibalismo psicologico interno al gruppo dei pari. Inoltre è da sottolineare come quasi sempre, in particolare nei casi di ostracismo, l'intera classe tende ad essere coinvolta nel bullismo, attivo o passivo, rivolto verso le vittime del gruppo, tramite meccanismi di consenso, più o meno consapevole, non solo nel timore di diventare nuove vittime dei bulli, o per mettersi in evidenza nei loro confronti, ma perché questi spesso riescono ad esprimere sia pur in negativo, attraverso la designazione della vittima quale capro espiatorio, la cultura identitaria del gruppo.

Cosa non è bullismo

Non rientrano nelle tipologie di bullismo le seguenti azioni:
  • Atti particolarmente gravi, costituenti reato e quindi punibili dalla legge nei ragazzi dai 14 anni in su.
  • Comportamenti "quasi" aggressivi, e quindi giochi o attività di qualsiasi genere con un livello di aggressività minimo e in cui vi è una relazione paritaria, e non quindi asimmetrica tra gli individui.

Pensieri errati

Sono pensieri o opinioni sul bullismo essenzialmente errati, ma troppo spesso radicati:
  • credere che sia soltanto un fenomeno facente parte della crescita;
  • pensare che sia una semplice "ragazzata";
  • ritenere che si riscontri soltanto delle zone abitative più povere e arretrate;
  • giudicare colpevole la vittima, poiché non in grado di sapersi difendere.

Studi sul fenomeno

I primi studi sul bullismo si hanno nei paesi dell'area scandinava a partire dall'inizio degli anni settanta, e, poco dopo, anche nei paesi anglosassoni, in particolare Gran Bretagna e Australia. Con la seconda metà degli anni novanta, ricerche analoghe sono condotte anche in Italia. Da segnalare il caso del Giappone con gli studi sull'ijime che si sviluppano verso un modello di analisi orientato alla psicologia di gruppo.

Cyberbullismo 

Il cyberbullismo o ciberbullismo (cyber-bullismo, bullismo online) è il termine che indica atti di bullismo e di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l'e-mail, la messaggeria istantanea, i cellulari, i cercapersone e/o i siti web. Il termine cyberbullying è stato coniato dall'educatore canadese Bill Belsey, creatore del sito bullyng.org. I giuristi anglofoni distinguono di solito tra ilcyberbullying (cyberbullismo), che avviene tra minorenni, e il cyberharassment("cybermolestia") che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne. Tuttavia nell'uso corrente cyberbullying viene utilizzato indifferentemente per entrambi. Come il bullismo nella vita reale, il cyberbullismo può a volte costituire una violazione del Codice civile, del Codice penale e del Codice della Privacy (D.Lvo 196 del 2003).
Oggi il 34% del bullismo è online, in chat, quest'ultimo viene definito cyberbullismo. Anche se si presenta un una forma diversa, anche quello su internet è bullismo: far circolare delle foto spiacevoli o inviare mail contenente materiale offensivo può far molto più male di un pugno o un calcio. In Inghilterra, più di 1 ragazzo su 4, tra gli 11 e i 19, anni è stato minacciato da un bullo via e-mail o sms. In Italia, secondo alcune ricerche sul fenomeno del bullismo in generale, oltre il 24% degli adolescenti subisce prevaricazioni, offese o prepotenze.

Confronto tra cyberbullismo e bullismo

Rispetto al bullismo tradizionale nella vita reale, l'uso dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie:
  • Anonimato del molestatore: in realtà, questo anonimato è illusorio: ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce. Però per la vittima è difficile risalire da sola al molestatore.
  • Difficile reperibilità: se il cyberbullismo avviene via SMS, messaggeria istantanea o chat, o in un forum online privato, ad esempio, è più difficile reperirlo e rimediarvi.
  • Indebolimento delle remore etiche: le due caratteristiche precedenti, abbinate con la possibilità di essere "un'altra persona" online (vedi i giochi di ruolo), possono indebolire le remore etiche: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe nella vita reale.
  • Assenza di limiti spaziotemporali: mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici (ad esempio in contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo.

Tipi di cyberbullismo

Nancy Willard nell'articolo Educator's Guide to Cyberbullying propone le seguenti categorie:
  • Flaming: messaggi online violenti e volgari mirati a suscitare battaglie verbali in un forum.
  • Molestie (harassment): spedizione ripetuta di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno.
  • Denigrazione: sparlare di qualcuno per danneggiare la sua reputazione, via e-mail, messaggistica istantanea, ecc.
  • Sostituzione di persona ("impersonation"): farsi passare per un'altra persona per spedire messaggi o pubblicare testi reprensibili.
  • Rivelazioni (exposure): pubblicare informazioni private e/o imbarazzanti su un'altra persona.
  • Inganno: (trickery); ottenere la fiducia di qualcuno con l'inganno per poi pubblicare o condividere con altri le informazioni confidate via mezzi elettronici.
  • Esclusione: escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per ferirla.
  • "Cyber-persecuzione" ("cyberstalking"): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura.

Diffusione del fenomeno

È bene premettere che i dati statistici, sino ad oggi disponibili, non sono facilmente generalizzabili alla popolazione, per le seguenti ragioni (Smith, in stampa, Pisano, Saturno 2008):
  • Differenze nella definizione stessa di cyberbullismo (in alcuni studi chiaramente definito nelle sue forme, in altri identificato con una generica aggressività on line);
  • Differenze nel periodo preso in esame (in alcuni studi si indaga sulle prepotenze on line subite nell'ultimo mese, in altri negli ultimi due mesi, in alcuni casi non viene affatto specificato il periodo di riferimento);
  • Differenze nella natura del campione (alcuni studiosi hanno intervistato solo abituali frequentatori di internet, altri, studenti nelle scuole, a prescindere dall'abitudine all'uso);
  • Momento storico della rilevazione (vista la rapidità di cambiamento che caratterizza gli stili di comportamento adolescenziale, le ricerche effettuate possono risentire degli effetti delle mode del momento)
In ogni caso, i risultati ottenuti sembrano concordare sul fatto che il cyberbullismo, sebbene meno diffuso del tradizionale bullismo, rappresenti un fenomeno che coinvolge sempre più preadolescenti e adolescenti.
NCH (Formerly National Children's Home, UK, 2002, 2005) ha svolto due ricerche in Inghilterra. Nella prima (2002) i ricercatori hanno rilevato che un quarto degli studenti, di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, sono stati vittime di cyberbullismo, attraverso il telefonino o il computer, mentre il 16% ha ricevuto messaggi di testo offensivi. In un successivo studio su 770 studenti di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, il 20% ha affermato di essere stato cyberbullizzato, mentre l'11% ha dichiarato di aver inviato messaggi minacciosi a qualcuno.
Noret e Rivers (UK, 2006), hanno svolto una ricerca su 11.000 studenti, di età compresa tra gli 11 e i 15 anni, ai quali fu chiesto se avessero mai ricevuto SMS o E-mail offensive o minacciose. Il 6,5% ha riferito che è successo almeno una volta (comunque il dato è più elevato nel campione delle ragazze rispetto a quello dei ragazzi).
Smith et al. (UK, 2006) hanno svolto un dettagliato studio su 92 studenti, di età compresa tra gli 11 e i 16 anni, provenienti da 14 scuole di Londra. Nello studio il cyberbullismo fu suddiviso in sette differenti categorie: 1) SMS, 2) immagini e video clip (attraverso cellulare), 3) chiamate telefoniche, 4) E-mail, 5) Chat Rooms, 6) Istant messaging (via cellulare), 7) web site. Il 22% degli studenti hanno riferito di essere stati vittime di cyberbullismo almeno una volta, mentre il 7% più volte. Le forme più comuni di cyberbullismo sono risultate le telefonate (mute o sgradevoli) e l'e-mail offensive, mentre il bullismo in Chat Rooms è risultato il meno frequente.
Olweus (Norvegia, 2005) ha svolto una ricerca su 4000 studenti, rilevando che il 3,6% di studenti e il 2% delle studentesse hanno subito cyberbullismo (due, tre volte o più al mese).
Slonje e Smith (Svezia, 2006) hanno svolto un ricerca su 360 adolescenti tra i 12 e i 20 anni. La ricerca ha evidenziato che il 12% è stato cyberbullizzato una o due volte, mentre il 10% ha dichiarato di aver agito prepotenze on line.
Salmivalli (Finlandia, 2007), in una ricerca rivolta a 6500 studenti, di età compresa tra i 9 e gli 11 anni, ha rilevato che il 2% degli studenti e il 2,4 delle studentesse è vittima di cyberbullismo (una o due volte al mese).
Vandebosh (Belgio, 2007), ha svolto una ricerca su 2052 studenti, ha rilevato che il 62% è stato vittima di cyberbullismo.
Van den Eijnden, Vermulst, Rooij e Meerkerk (Olanda, 2006) hanno svolto una ricerca su 4500 studenti, di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. Il 17% ha riferito di essere stato vittima di cyberbullismo una volta al mese ed il 3% una volta a settimana.
Kapatzia e Syngollitou (Grecia, 2007) hanno svolto una ricerca su 544 studenti, di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Le vittime di cyberbullismo sono risultate il 15% (una o due volte al mese), il 6% (due o tre volte al mese), mentre i cyberbulli il 9% (una o due volte al mese) e il 7% (due o tre volte al mese).
Li (Canada, 2006) ha svolto un'indagine su 264 studenti di età compresa tra i 12 e i 14 anni. Circa il 25% riferisce di aver subito cyberbullismo, mentre il 17% afferma di aver cyberbullizzato un coetaneo. In un recente studio, Beran e Li (2007) hanno scoperto che la percentuale di studenti vittime di cyberbullismo è salita al 35%.
Campbell e Gardner (Australia, 2005) ha riscontrato che il 14% di 120 studenti di otto anni è stato oggetto di cyberbullismo mentre l'11% ha cyberbullizzato un compagno nell'ultimo anno.
Ybarra e Mitchell (USA, 2004) hanno svolto una ricerca su 1501 studenti di età compresa tra i 10 e i 17 anni che usano regolarmente Internet. Il 12% ha riferito di essere diventato aggressivo con qualcuno, on line, mentre il 4% afferma di aver subito aggressioni. Il 3% dichiara, inoltre, di aver qualche volta subito cyberbullismo, altre volte di essersi comportato aggressivamente on line. Gli autori ipotizzano, allora, che alcune vittime di bullismo (reale) possano usare internet per attaccare gli altri, e vendicarsi on line delle offese subite nella vita reale.
Ybarra, Mitchell, Wolak e Finkelhor (USA, 2006), in uno studio di follow up, hanno trovato che la percentuale di studenti vittime di cyberbullismo era salita al 9%.
Raskauskas e Stoltz (USA, 2007) in uno studio su 84 studenti, di età compresa tra i 13 e i 18 anni, hanno riscontrato che il 49% ha subito cyberbullismo, mentre il 21% ha riferito di essere un cyberbullo.
Patchin e Hinduja (USA, 2006, 2007) in uno studio su 1388 studenti, di età compresa tra i 6 e i 17 anni, hanno rilevato che il 34% sono stati vittime di cyberbullismo.
Pisano e Saturno (Italia 2008) in uno studio su 1047 studenti, di età compresa tra i 14 e i 20 anni, hanno rilevato che il 14% degli studenti delle scuole medie inferiori ed il 16% delle scuole medie superiori sono state vittime di cyberbullismo.

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